научная статья по теме LA STORIA DELLE VERE AVVENTURE DI PINOCCHIO ALLA RICERCA DEL VOLTO UMANO Языкознание

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LA STORIA

DELLE VERE AVVENTURE Di PiNOCCHiO ALLA RiCERCA DEL VOLTO UMANO

Предлагаем полный текст лекции Франко Нембрини, директора школы Ла Трачча (Бергамо, Италия), о непреходящей сказке «Пиноккио».

Come si spiega il successo di Pinocchio?

Qualche studioso sostiene che Pinocchio sia il secondo libro al mondo per numero di traduzioni dopo la Bibbia. Che sia vero o no, resta il fatto che e tradotto in tutte le lingue del mondo, perfino in alcuni dialetti africani, asiatici e giapponesi. E molti si sono chiesti il perché dello straordinario successo di una fiaba nata quasi per caso. Io oggi vorrei provare a leggere con voi alcune parti del testo e vorrei provare a dirvi, secondo me, secondo la mia esperienza di lettore, perché abbia incontrato tanto successo.

Carlo Collodi scrive Pinocchio nel 1881 e la fiaba viene pubblicata a puntate per un quotidiano che aveva una rubrica intitolata Il Corriere dei Ragazzi. L'autore stesso da pochissimo peso a questa sua opera. La manda, infatti, all'editore dicendo: "Ho scritto questa stupidaggine, questa bambinata, vedi tu se meriti di essere pubblicata". All'editore piace e la pubblica. Consegnate tutte le puntate, Collodi se ne parte per l'America Latina.

La storia di Pinocchio finiva con la morte del burattino, ma subito dopo la pubblicazione dell'ultima puntata, un mare di lettere di bambini che protestano per la triste fine del burattino subissa il giornale. Non puo finire cosí! Mamme, bambini, classi intere, scrivono all'editore lamentandosi e protestando per il fatto che la fiaba sia finita in quel modo. L'editore e costretto

ad andaré a riprendere Collodi in America Latina per riportarlo a Torino e gli dice: "Questa storia deve continuare". Collodi gli replica: "Ma come faccio a continuare? Pinocchio e morto". La risposta fu: "Fallo risorgere". Cosí la storia ricomincia ed si conclude nel modo in cui oggi la conosciamo.

L'opera d'arte risponde alle domande di ciascuno.

Perché ho voluto raccontare questo aneddoto sulla nascita della storia? Perché per leggere Pinocchio, ma credo per leggere ogni fiaba e ogni favola, bisogna essere consapevoli del rapporto che nasce tra il lettore, l'autore e il personaggio. Io credo che accada per ogni forma d'arte, per ogni opera artistica, che sia una musica, un quadro o un romanzo: l'autore scrive, o dipinge o suona con una certa intenzione dichiarata e consapevole, ma essendo l'uomo un mistero, essendo l'uomo in qualche modo un infinito, quando si esprime, e a maggior ragione quando si esprime nell'arte, in quello che dice e in quello che fa c'e sempre di piu di quello che intendeva metterci.

E cosí accade che quando ciascuno di noi guarda un quadro, o ascolta una musica, o legge un libro, sente vibrare in sé delle corde cosí profonde, cosí misteriose ... insomma: parliamo con l'opera d'arte, e l'opera d'arte ci risponde e di questo dialogo l'autore nulla poteva immaginare. Percio, quando si legge un'opera d'arte come questa, ciascuno trova o puo trovare cio che cerca. L'opera d'arte ha questa natura e questa funzione: fa parlare il cuore di ciascuno di noi con quello che di vero l'autore ha cercato di dire, e questo dialogo eccede sempre le intenzioni dell'autore.

Ai miei alunni faccio sempre questo esempio: io posso passare nel corridoio della scuola una mattina in cui sono nervoso, stanco, arrabbiatissimo. Nonostante questo, per un'abitudine, per un'attenzione che in tanti anni ho imparato ad avere, magari passo vicino ad un'alunna, che vedo particolarmente triste, o confusa, o in lacrime, e, quasi sovrappensiero, con nessuna consapevolezza, posso metterle una mano sulla spalla e dirle: "Coraggio, anche oggi sara una buona giornata per te". Un

Ключевые слова: Pinocchio, Collodi, letteratura italiana, padre, figlio

secondo dopo me ne dimentico e a volte (mi e capitato veramente!) per quell'alunna quel gesto, quella parola in quel momento, e stata decisiva per la vita. Quante cose sono cosí ordinarie nella vita quotidiana...

A me pare che funzioni sempre cosí nell'incontro con l'altro: ciascuno trova ció che sta cercando, ciascuno avverte le risposte alle proprie domande, e questo rende sempre straordinario il dialogo con l'altro. Mi sembra che funzioni cosí l'amicizia, che funzioni cosí l'amore fra l'uomo e la donna, mi sembra che funzioni cosí tutto. Anche quando "l'altro" e un'opera d'arte. Per questa ragione io posso rileggere Dante oggi, dopo averlo letto per la prima volta quando avevo dodici anni, e Dante mi da oggi risposte che non poteva darmi allora, perché sono diverse le domande che io gli faccio.

Non cercheró, quindi, di convincervi della bonta della mia interpretazione, ma cercheró di farvi venir voglia di fare voi le vostre domande al testo per ricevere le vostre risposte, perché e un dialogo personale, in cui io non vi posso sostituire, posso solo tentare oggi, in mezzoretta, di rivivere io questo mio dialogo, per farvi venir voglia di fare lo stesso. Ció detto, proviamo a guardare in questo modo i primissimi capitoli di Pinocchio.

Chi c'era una volta?

Collodi era un ateo dichiarato, miscredente e anche, in certi momenti della vita, acceso nemico della Chiesa e del Cristianesimo. La mia tesi di fondo e questa, la preannuncio: che Collodi, volendo o non volendo, abbia raccontato la storia dell'uomo secondo l'idea di uomo che la tradizione cristiana gli aveva consegnato, anche senza volerlo. Quante cose viviamo ereditandole da una tradizione di cui siamo spesso inconsapevoli! Cosí secondo me e stato per Collodi, anche perché alcune stranezze di questa favola non si possono proprio spiegare, sono incomprensibili, per esempio il fatto che il primo capitolo parla di un personaggio, un falegname, che trova un pezzo di legno, sbaglia nel modo di concepire, di pensare a quel pezzo di legno e nel secondo capitolo un altro falegname trova lo stesso pezzo di legno e da inizio alla storia. Perché questo stranissimo capitolo, con un personaggio che compare e non

tornera mai piu? La storia non poteva cominciare con Geppetto che trova il pezzo di legno e costruisce il burattino? Chi e Maestro Ciliegia, il primo falegname?

Mastro Ciliegia il razionalista.

10 credo che in questo capitolo Collodi ci consegni le chiavi di lettura per entrare nell'opera. Senza la comprensione di Mastro Ciliegia, non si accede ad una comprensione vera delle Avventure di Pinocchio. Il primo capitolo ci consegna le chiavi d'oro per entrare nell'avventura. Proviamo a leggerlo e io accenneró a questa possibile interpretazione del testo. Pronti?

11 primo capito esordisce con: C'era una volta... "Un re?" Diranno súbito i miei piccoli lettori. C'era una volta un re e l'inizio di tutte le fiabe ed e un inizio che corrisponde molto al sentimento che l'uomo ha della realta, corrisponde a quello che la Bibbia dice: In principio era Dio e il Verbo era presso Dio. All'inizio c'e un re, c'e un Signore dell'universo. Ma Collodi, quasi contraddicendo questo universale inizio di tutte le storie, dice: No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno, cioe la prima cosa che l'uomo registra quando viene al mondo e che esiste la realta, una realta che lo precede, che viene prima di lui, che e piu grande di lui. Tutto il primo capitolo, nel personaggio di Mastro Ciliegia, descrive l'atteggiamento sbagliato che l'uomo puó avere di fronte a tutte le cose, cioe a tutta la vita.

Collodi dice che questo legno (usa questo verbo) capito nella bottega di un certo Mastro Ciliegia. Capito vuol dire che e un caso, non ha spiegazioni, non ha un senso. E il ragionamento di Mastro Ciliegia di fronte a questo pezzo di legno e quello dell'uomo moderno, razionalista, che si fida solo dell'apparenza delle cose, e cosí Mastro Ciliegia la prima cosa che dice e che questo legno e capitato nel momento giusto - di nuovo questo verbo, cioe casuale. Voglio farne una gamba da tavolino, dice Mastro Ciliegia, e comincia a lavorarlo, ma una voce, una voce misteriosa, gli grida: Non mi picchiare cosi forte. La realta parla, e abitata da una presenza misteriosa che la fa vivere e la fa essere ogni giorno e ogni momento; la ragione dell'uomo vorrebbe conoscere, vorrebbe capire, decifrare, questa voce misteriosa che ci parla attraverso il segno

delle cose. Tutta la grande poesia, tutta, nasce da questo sentimento delle cose come capaci di dire una parola vera all'uomo. Per Maestro Ciliegia, invece, non e cosí: solo quello che capisce lui e vero, solo quello che lui ha gia deciso e vero, solo quello che lui puo dimostrare e vero. Smarrito di fronte a questa realta che invece parla, si guarda intorno per vedere di dove mai potesse essere uscita quella vocina e non vide nessuno. Guardo sotto il banco e nessuno. Cioe guarda dappertutto e non vede nessuno. Allora si convince di essere un po' visionario, si vede che me l'ero figurata io quella vocina, e si rimette a lavorare. Ma la vocina ritorna, di nuovo, lui rimane stupidissimo, gli viene anche il dubbio giusto: Che sia per caso questo pezzo di legno che abbia imparato a piangere e a lamentarsi come un bambino? Io non lo posso credere. Questo legno eccolo qui; e un pezzo di legno da caminetto, come tutti gli altri.

Comincia, percio, a pensare a una menzogna della realta, a una cattiveria della vita, che e formulata con il dubbio che ci sia nascosto dentro qualcuno. Peggio per lui, ora lo accomodo io! E cosi dicendo, agguanto con tutt'e due le mani quel povero pezzo di legno e si pose a sbatacchiarlo senza carita contro le pareti della stanza.

La presunzione dell'uomo di definire la realta e di capirla e di dominarla si traduce sempre in una violenza sulla realta. Questo misterioso dialogo va avanti: per la terza volta Mastro Ciliegia prova a lavorare il legno, per la terza volta la vocina si fa sentire, finché, vinto, Mastro Ciliegia stramazza a terra: perché la realta e ostinata, quindi la realta vince, nonostante la violenza che le possiamo fare, la realta e la sua infinitezza e il suo mistero vince, resta.

Gepp

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